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Benvenuti
su MELAMPUS.com, questo sito web a metà tra blog ed archivio
di poesie è un modo unico per raccontare e raccontarsi. Il tipo nella foto
a lato sono io, Lorenzo Ciucci, e ciò che troverete qua
è una piccola ed importante porzione della mia vita... parafrasando Ungaretti
potrei dire "Ho ripassato le epoche della mia vita, Questi sono
i miei fiumi...". Prendere spunto da un personaggio di una leggenda
mitologica per dare nome ad uno "spazio personale" può apparire
strano, però sembrava così carino presentarmi come Melampo
dal piede nero... eh sì... per uscire dalla normalità e dirigermi
verso una direzione... quale essa sia eccomi su queste pagine !!!
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...Sai dirmi in che maniera? Andar sotto padrone? Cercarmi un protettore?
E come oscura edera che ha l'albero tutore, e s'appoggia arrampicandosi
e leccandogli la scorza, potrei salir da furbo, e non invece a forza? No,
grazie. Dedicare in ogni scartafaccio dei versi ai finanzieri? Mutarsi in
un pagliaccio, sperando di vedere, sul labbro di un ministro, lo spasmo
di un sorriso un po' men che sinistro? No, grazie. Banchettare ogni giorno
da un pidocchio? Avere il ventre logoro dalle marcie, e il ginocchio più
prestamente sporco nel punto in cui si flette? Rendermi primatista in dorso-piroette?
No, grazie. Riconoscere talento ai dozzinali? Plasmarsi su ogni critica
che appare sui giornali? E vivere sognando: "Oh, sento già il mio stile
percorrere le bozze del Mercurio mensile"? No, grazie! Fare calcoli? Tremare?
Arrovellarsi? Preferire una visita a un paio di versi sparsi? Stendere delle
suppliche? O farsi commendare? No, grazie. No, grazie! No, grazie!! Ma cantare,
sognare, ridere. Splendido. Da solo, in libertà. Aver l'occhio sicuro, la
voce in chiarità. Mettersi se ti va di sghimbescio il cappello, per un sì,
per un no, fare un'ode o fare un duello. Fantasticare, a caccia non di gloria
o di fortuna, su un viaggio a cui si pensa, sulla luna! Se poi viene il
trionfo, ebbene fatti suoi, ma mai, mai diventare un "come tu mi vuoi".
E se pur quercia o tiglio davvero non si è, se vuoi proprio non alto, ma
farcela da sé.
(dal "Cyrano di Bergerac" di Edmond Rostand)